
ARTE GRAFICA speciale Kandinsky
In principio è il colore
Wasilij Kandinskij, conosciuto anche come Wassily Kandinsky, nasce a Mosca nel dicembre del 1866. Suo padre è un ricco commerciante di tè e insieme alla famiglia inizia prestissimo a viaggiare. Spesso i luoghi che visita si fissano nella sua memoria e nella sua anima con una nota cromatica. Di colore sono fatti i primi ricordi del bambino Kandinsky: «I primi colori che mi fecero grande impressione sono il verde chiaro e brillante, il bianco, il rosso carminio, il nero e il giallo ocra. Avevo allora tre anni. Quei colori appartenevano a oggetti che non rivedo più chiaramente, come rivedo, invece, i colori».
Musica e Pittura in Kandinsky
L’amore per la musica vive in Kandinsky da sempre accanto a quello per la pittura. Questo legame diventa ancora più forte a partire dal 1911, quando il pittore ascolta un concerto del compositore austriaco Arnold Schönberg. L’emozione che lo investe è talmente forte che subito il pittore la trasferisce in un quadro dal titolo Impressione III, Concerto.
L'influsso delle composizioni di SchönbergNel dipinto il triangolo scuro del pianoforte è avvolto da un giallo prorompente che con forza si riversa sul pubblico, è la musica, l’emozione che da essa si propaga e coinvolge gli spettatori. Le persone si distinguono appena in brevi tratti e macchie di colore che però esprimono bene un movimento centripeto: il suono investe gli spettatori e questi riversano su chi suona le emozioni che sono state liberate.
Kandinsky scrive subito al compositore e tra i due inizia una fitta corrispondenza e un'intensa collaborazione. Secondo il pittore, Schönberg con le sue dissonanze è riuscito ad aprire una strada nuova in cui la musica si esprime aldilà delle regole accademiche, in cui il suono è in grado di manifestare tutta la sua capacità espressiva, esattamente quello che lui si prefigge di fare in pittura.
Come la musica, la pittura deve suscitare emozioni, muovere le corde dell’anima e per farlo deve diventare sempre di più simile ad essa: eterea, immateriale, intangibile eppure potente, capace di commuovere come nessun’altra forma artistica.
Questo processo per la pittura non può che passare attraverso l’astrattismo, solo liberandosi della figura, della scorza esteriore, può sperare di arrivare all’essenza. «Il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto. L’anima è il pianoforte dalle molte corde. L’artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, mette l’anima umana in vibrazione».
Da ora in poi anche i titoli dei quadri di Kandinsky rivelano questo intento: Concerto, Improvvisazione, Composizione, ecco alcuni dei nomi che popolano il suo catalogo.
All comments